giovedì 28 febbraio 2013

"Piacere Quotidiano"


Dormire:
estraniarsi temporaneamente
dalla realtà
e ritrovarsi fugacemente
nell'irrazionalità.

^°^ ViVa Kudlak ^°^

martedì 19 febbraio 2013

Black Star Furies - Rest of the city



Aletto, Tisifone, Megera. Le tre Erinni, meglio conosciute come “le Furie”, ovvero le divinità infernali greche nate da Gea e dal sangue di Urano, che perseguitano gli assassini. Dr Nikk, William Dogboy, Mr Teko. Tre musicisti, meglio conosciuti come i “Black Star Furies”, ovvero un trio Hard Rock Street che in origine si chiamava “Vanity First Pusher”. Queste “Furie della Stella Nera”, così come le Furie della mitologia greca, hanno propositi di giustizia, ma vogliono metterli in pratica con modi meno brutali, ripulendo cioè la città attraverso la loro musica.

La copertina di “Rest of the city”, autoproduzione del trio milanese, è un concept ideato dalla band stessa e si chiama “Toy City” (letteralmente Città Giocattolo). Non a caso infatti l’immagine protagonista della copertina è la foto di una vera città LEGO (non l’avreste mai detto, eh?!) debitamente modificata con appositi programmi, per conferirle quell’aspetto cupo e malfamato, dove i muri degli edifici sono imbrattati di murales e dove una grigia nebbia si alza dalla strada. Che sia il polverone generato dai Black Star Furies, i quali irrompono in città furiosamente per “fare pulizia”, oppure si tratta di una coltre opprimente e soffocante fatta di fumo, smog e odio? Lo scenario funesto è senz’altro degno di una tipica puntata di “Ken il Guerriero”, cartone animato cult degli anni ’80 che tutti ricordiamo per via di quell’aria che “s’incendiò…e poi…silenzio”.

La “Toy City” delle nostre Furie oltre a comporsi di quei mattoncini LEGO così intramontabili, che continuano a far giocare intere generazioni, presenta ben in primo piano il logo della band: una stella nera inserita in un cerchio e un paio di mazze da baseball nere che si incrociano dietro di essa. Subito sotto compare a grandi lettere il nome del gruppo e inevitabile è il collegamento al film del 1979 “The warriors – I guerrieri della notte”, dove tra le svariate gang che si affrontano per le strade di New York, i “Baseball Furies” (le furie del baseball) sono una delle più importanti. Nel film le bande si fanno la guerra per avere il controllo dei quartieri della Grande Mela e per rieleggere un leader, dato che quello in carico è stato assassinato a tradimento.

Detto ciò, l’accostamento stella nera e mazze da baseball potrebbe richiamare alla mente il simbolo di qualche tifoseria ultrà, sempre pronta a “picchiare duro”, ma la scelta artistica delle Furie non è così scontata: la “Stella Nera” è infatti una bellissima pietra asiatica che si dice abbia il potere di attrarre le forze positive, scacciando così quelle negative.
Il logo della band si trasforma allora in una sorta di amuleto portafortuna, la cui magia viene costantemente rinnovata dagli accattivanti assoli di chitarra di Will Dogboy e dai cori spensierati (molto glam) di Dr Nikk e Mr Teko.

I Black Star Furies protetti dalla loro Stella Nera, scendono in strada più agguerriti che mai, armati dello strumento più nobile con cui “dichiarare guerra” all’ignoranza, alla violenza e all’indifferenza: la musica. Per le strade di Toy City ecco riecheggiare una sola promessa: “One day, I swore, I’ll take this town!”.

by ^°^ Viva Kudlak ^°^

domenica 17 febbraio 2013

"Magica Speranza"


La Bellezza è perduta,
quasi pare una sconosciuta.

Ma non avere nostalgia...
ritroverai la tua Magia!

In questo mondo che
fa il bello e il brutto di te,
sii la bacchetta dei tuoi desideri.

Solo così spariranno i cupi pensieri!

^°^ ViVa Kudlak ^°^

martedì 12 febbraio 2013

Vengeance - Crystal Eye


L’occhio ha sempre suscitato nell’uomo un’idea di mistero, di divino e le antiche civiltà ce l’hanno dimostrato: basti pensare alle divinità egizie e subito ricordiamo “l’occhio di Ra”, ovvero la rappresentazione classica del “Dio Sole che sorge”, creatore dell’universo. Se invece pensiamo alla mitologia greca ecco che ci appare il Ciclope Polifemo, enorme e terrificante con il suo unico occhio, prima che Ulisse lo ferisca accecandolo. Riavvicinandoci ai giorni nostri l’occhio che ci viene subito in mente (ahimè ndr) è quello impiccione e virtuale del “Grande Fratello”, reality di dubbia utilità che ha visto i natali in Olanda, oppure, restando sempre nei Paesi Bassi, preferiamo pensare al “Crystal Eye” (occhio di cristallo) degli olandesi Vengeance!

Soggetto dominante della copertina del disco è infatti un occhio, o meglio un’immagine che ci pare tale e che a prima vista somiglia molto all’obiettivo di una fotocamera…la quale che cos’è se non un occhio di cristallo? Un occhio freddo che tutto può documentare e immortalare, fotografando ad esempio la carriera di una band e nel caso dei Vengeance, 30 anni sono un bel traguardo! Ma se guardiamo meglio nell’obiettivo disegnato da Jan Somers (ebbene sì, l’artwork così come le illustrazioni del libretto sono opera del talentuoso e compianto chitarrista) notiamo una nave in mare aperto ed ecco che l’occhio di cristallo si trasforma nella lente di un cannocchiale.

Forse Somers si è lasciato prendere da un momento di nostalgico patriottismo, omaggiando la sua Olanda che nel corso del XVII sec. è stata una forte potenza, detentrice di un vasto impero coloniale e capace di far impallidire la potenza marittima inglese. Oppure più probabilmente con quella nave ha voluto simboleggiare “il viaggio”, inteso sia come esperienza musicale dei Vengeance, sia come la vita in sé di ciascuno di essi, i quali nel corso della trentennale carriera hanno di sicuro vissuto bei momenti, ma anche affrontato delle tempeste. Ultima tempesta tra tutte è stata proprio la prematura scomparsa di Somers, che attraverso questo art work dai colori arcobaleno (quasi come in un sogno ad occhi aperti) immaginava ancora i Vengeance sulla “cresta dell’onda”, pronti a “solcare nuovi mari” (un tour di supporto al disco ha infatti seguito la pubblicazione), rimandando “l’attracco al porto” chissà a quando…

Invece la morte ci sorprende e i nostri occhi diventano vitrei davvero. Così rabbrividiamo al significato che inevitabilmente assume la copertina di Crystal Eye, quasi come se Somers avesse avuto una premonizione sul suo “viaggio” che stava per interrompersi. Noi però vogliamo immaginare che ora stia vigilando con un cannocchiale la promettente carriera di suo figlio Timo (che appare come guest star nel disco), oltre a non perdere di vista quella dei suoi compagni…come un bravo capitano!

by ^°ViVa Kudlak ^°^


martedì 5 febbraio 2013

"Senza Musa"




Vorrei scrivere,
ma i pensieri si fanno desiderare.
Eppure il foglio si sta riempiendo di lettere...

Ispirazione, che variabile dispettosa!
Tu non vai mai forzata.
Banalità è la sorella a cui sei più legata...

 
^°^ ViVa Kudlak ^°^