mercoledì 27 novembre 2013

ViVa Kudlak - Album Covers Reviews...and more!: Schysma - Imperfect Dichotomy (ENGLISH)

ViVa Kudlak - Album Covers Reviews...and more!: Schysma - Imperfect Dichotomy (ENGLISH): It was 1054 A .D. when the East–West Schism between the Eastern Orthodox Church and the Roman Catholic Church occurred. Several cent...

Schysma - Imperfect Dichotomy (ENGLISH)




It was 1054 A.D. when the East–West Schism between the Eastern Orthodox Church and the Roman Catholic Church occurred. Several centuries after (958 years, exactly) a group of Italian friends coming from Lombardy, gave life to another “schism”, but this time it was about music. This might sound like nonsense because 2012 did see the official fusion of the band, but “the split” remained inside, as its members came from different music realities and still keep different styles and influences.

Looking at the cover artwork of “Schysma” debut EP called “Imperfect Dichotomy” we can feel the constant schism that characterises each aspect of human life, first of all the eternal split between “good” and “evil”.

A glass ampule holds a red rosebud inside that seems turning into a drop of blood. The “protective shell” that is family has therefore failed its intent, because the beauty of a new life always crashes with the roughness of reality. The freshness of youth is infected by the rotten world of adults, who are far too corrupted. The sweet scent of projects, of dreams is suffocated by hypocrisy that often gains the upper hand, because it is imposed by our instinctive life-and-death struggle.

These are only few of the reasons why the rose’s petals bleed and the ampule turns into a big tear that embraces the drop of blood. Also in this case the dualism is not missing because no matter which the nature of a tear is, it always holds blood inside.
In a tear of joy “blood” corresponds to the efforts, the privations and the hard decisions that made a person achieving his/her goal. On the other hand, a tear of pain holds “blood” inside because sufferings (although our brain elaborates them) run through our heart, that pours out its sorrow by spotting tears with red.

Schysma chose an essential picture for the artwork, in fact it has few colours (red, white and black) and it might not be of easy intuition, but it whispers the following consideration: life is a flower that must always smell of love power, even when it risks to wither under a rain of pain.

by ^°^ ViVa Kudlak ^°^

"LACRIMA"








Lesta
Al
Cuore
Ritorna.
Inevitabile
Malessere
Aggiorna.


by ^°^ ViVa Kudlak ^°^

lunedì 9 settembre 2013

"Amore che muore"


Amore, Amore, Amore!
Ripetuto fa così rumore,
più del battito del cuore!

Cuore che forse più non brucia
con ardore, perchè pervaso
dal timore.

Timore che quel fiore,
dall'unico possessore,
abbia contate le ore!

Amore, Amore, Amore!


by ^°^ViVa Kudlak^°^

mercoledì 28 agosto 2013

"Sfuggente Sinestesia"


...notte irrequieta
in cerca di dolci note
per raggiungere le stelle
meno note ai più...

^^ ViVa Kudlak ^^

martedì 30 aprile 2013

"Sonno e Insonnia"


Gli opposti si attraggono...menzogna!
Sonno e Insonnia sono due amanti che si rincorrono, sempre si sfiorano, ma mai si uniscono.
Quando sopraggiunge l'uno, l'altra scompare...che insolito rapporto!
Divisi ancora prima di congiungersi, si annullano a vicenda, restando fedeli così a sè stessi.

Uomo e donna invece dapprima si attraggono, poi si uniscono...infine si dividono.
Pressoché inevitabile è questo destino:
a furia di non restare fedeli a loro stessi, si annullano a vicenda e non hanno più nulla di cui disquisire!

by ^°^ ViVa Kudlak ^°^

mercoledì 3 aprile 2013

"Prima vera brezza"


E' già aprile.

Respira questa incertezza sottile che fa vibrare i germogli
come fossero fogli gettati sulla scrivania.

Solo i raggi della fantasia potranno scrivere una nuova stagione,
riscaldata da infinita passione.

^°^ ViVa Kudlak ^°^

mercoledì 27 marzo 2013

"Le farfalle"


Sono diventati tanti i giorni in cui ti senti inadeguato, maltrattato, calpestato.
Ti ritrovi indaffarato nel vano tentativo di capire chi ti sta attorno,
chi in quel momento sta privandoti di un "buon giorno".

Com'è strano l'essere umano.

Talvolta dovremmo invidiare le farfalle che inconsapevoli di essere al mondo,
lo lasciano ancor prima che si esaurisca quel "non buon giorno".

Indifese donano al mondo la loro innata bellezza
e sfuggono alla vita, conservando intatta la loro purezza.


by ^°^ ViVa Kudlak ^°^

sabato 23 marzo 2013

Hardline - Double Eclipse

( In collaborazione con Dave Marino. Collegatevi al suo blog per leggere la recensione tecnica dell'album "Double Eclipse".....quindi fate partire le canzoni, eclissatevi da tutto il resto e...rock n' roll! )  http://davemarinotj.blogspot.it/2013/03/hardline-double-eclipse-album-and-cover.html
 
Dov’eravate il 4 Gennaio 1992? È passato troppo tempo per ricordarvelo…vero? Eppure esiste qualche eccezione alla regola. Il suo nome è Dennis Mammana e quel giorno si trovava in California (USA), più precisamente sulla Black Mountain vicino a San Diego, pronto a immortalare con il suo telescopio “Celestron 8 pollici” un fenomeno naturale di rara bellezza: l’eclisse anulare. Ma perché vi sto raccontando tutto ciò? Semplice, perché la meravigliosa foto in questione fu notata dagli Hardline, una hard rock band losangelina, che nel 1992 scelse lo scatto per la copertina di “Double Eclipse”, loro album d’esordio. Ma procediamo con ordine.

Dennis Mammana, classe 1951, è un famoso astronomo americano, docente universitario ed eccellente fotografo, nonché autore di ben sei libri di astronomia e collaboratore dal 1992 di “Stargazer” (l’unica rivista settimanale riconosciuta a livello nazionale negli USA, per quanto concerne l’astronomia). Proprio nel 1992 Mammana e il rock si incontrano, ma non è dato saperne di più perché, come ammette il fotografo stesso (rispondendo con estrema cortesia e umiltà al messaggio della sottoscritta): “It was long ago, but they saw my photo somewhere and contacted me.” Sfido infatti chiunque a restare indifferente davanti a una foto così meravigliosa: delle palme si inseriscono perfettamente in un “anello di fuoco”, l’eclissi anulare appunto, mentre il cielo attorno si carica di un arancione intenso, oscurato appena da alcune nuvole di passaggio. Questo fenomeno si verifica quando la Luna, durante la sua orbita, si sovrappone al Sole così che il centro di esso pare scomparire e l’oscura Luna sembra circondata da un anello splendente di sole. Ecco perché “anello di fuoco”.

Di seguito potete ammirare la foto in questione, su gentilissima concessione del signor Dennis Mammana.

Credit & Copyright: Dennis L. Mammana (TWAN)

Rispetto all’originale, quello che subito balza all’occhio osservando l’immagine della copertina degli Hardline, è l’assenza delle palme e l’alterazione dei colori, che nell’artwork si fanno più cupi e tendenti al violaceo. Anche qui il cielo è quello del tramonto, però la mancanza delle palme conferisce all’eclissi una posizione meno definita nell’atmosfera. L’anello di fuoco viene leggermente tagliato sulla destra, ma le ombreggiature generate dalle lunghe nuvole che quel giorno erano di passaggio sulla Black Mountain, sono visibili anche nella copertina.

Un osservatore attento potrebbe giustamente chiedersi come mai gli Hardline abbiano scelto l’immagine di un’eclissi anulare per la loro copertina, quando in realtà l’album s’intitola “Doppia Eclissi”. I due fenomeni sono infatti diversi tra loro. Una doppia eclissi pare che si verifichi ogni 20.000 anni, quando la luna passa per due volte davanti al Sole, nell’arco della stessa giornata. Chissà, forse il quintetto losangelino non volle davvero interessarsi di astronomia, così la foto di Mammana fu scelta semplicemente perché rappresentava una eclissi e nessuno approfondì mai il suo vero significato. Sappiamo invece dalle parole di Neal Schon (ex chitarrista e produttore della band) come mai l’album fu intitolato così e le motivazioni sono riconducibili alla unicità del fenomeno astrale: “ That is very, very rare…it’s exceptionally rare. That’s how we saw the album.” A Neal l’autostima di certo non mancava, ma vale la pena evidenziare il fatto che la vera essenza degli Hardline sono stati i fratelli Gioeli.

Johnny e Joey, i veri “irriducibili” (dall’inglese hardline), sempre in coppia sin dal 1987 quando mossero i primi passi nella scena hard rock di Los Angeles dapprima come “Killerhit”, poi come “Brunette”. Due fratelli uniti da un’unica grande passione per la musica, i quali hanno sempre saputo “tenere duro”, anche nel 1991, quando dovettero sciogliere i Brunette per assenza di contratto discografico e, rimasti solo loro due, cambiarono nome semplicemente in “Brothers”. La loro forte complicità li portò a mantenere davvero una “linea dura”, non accettando inizialmente che un estraneo (Neal Schon) si unisse ai “Brothers” per formare infine gli “Hardline”. I fratelli Gioeli sempre in coppia quindi, a dividersi gioie e dolori, soddisfazioni e delusioni.

Se torniamo alla copertina di “Double Eclipse” e alle ragioni del titolo, qualcosa ci appare più chiaro: il logo della band è una scritta orizzontale, posizionata a metà dell’eclissi che viene di conseguenza tagliata in due parti. Ecco la “doppia eclissi”. L’anello di fuoco viene così diviso in due parti uguali perché le sue fiamme alimentano la stessa passione musicale che brucia in egual misura in entrambi i fratelli. Anche il titolo dell’album è composto da due parole che si sovrappongono, come se fossero a loro volta un’eclissi.
Johnny e Joey attraverso “l’anello di fuoco” hanno trovato il modo per scambiarsi una promessa, per ufficializzare la loro unione in musica. Poco importa che ben 20 anni dopo quel giorno, nel 2012, Joey esca dal gruppo. La copertina dell’album “Danger Zone” (2012) infatti raffigura ancora un’eclissi, così come la copertina di “Hardline II” (2002).

La celebrazione del decimo e del ventesimo anniversario dalla pubblicazione di “Double Eclipse” è un chiaro segnale che esiste una linea unica e resistente che non smetterà mai di tenere uniti i fratelli Gioeli. Si chiama Rock and Roll. by ^°^ ViVa Kudlak ^°^

martedì 12 marzo 2013

"Non c'è Bacco senza Marte"



La solita, inutile inquietudine che pesa come un'incudine...
Ma Tu trasformati in Marte e fondila in uno scudo!

La tua Anima è la lancia con cui trafiggerai ogni ostacolo e alla fine,
guerriero, preparati a gozzovigliare insieme a Bacco!

^°^ ViVa Kudlak ^°^

giovedì 28 febbraio 2013

"Piacere Quotidiano"


Dormire:
estraniarsi temporaneamente
dalla realtà
e ritrovarsi fugacemente
nell'irrazionalità.

^°^ ViVa Kudlak ^°^

martedì 19 febbraio 2013

Black Star Furies - Rest of the city



Aletto, Tisifone, Megera. Le tre Erinni, meglio conosciute come “le Furie”, ovvero le divinità infernali greche nate da Gea e dal sangue di Urano, che perseguitano gli assassini. Dr Nikk, William Dogboy, Mr Teko. Tre musicisti, meglio conosciuti come i “Black Star Furies”, ovvero un trio Hard Rock Street che in origine si chiamava “Vanity First Pusher”. Queste “Furie della Stella Nera”, così come le Furie della mitologia greca, hanno propositi di giustizia, ma vogliono metterli in pratica con modi meno brutali, ripulendo cioè la città attraverso la loro musica.

La copertina di “Rest of the city”, autoproduzione del trio milanese, è un concept ideato dalla band stessa e si chiama “Toy City” (letteralmente Città Giocattolo). Non a caso infatti l’immagine protagonista della copertina è la foto di una vera città LEGO (non l’avreste mai detto, eh?!) debitamente modificata con appositi programmi, per conferirle quell’aspetto cupo e malfamato, dove i muri degli edifici sono imbrattati di murales e dove una grigia nebbia si alza dalla strada. Che sia il polverone generato dai Black Star Furies, i quali irrompono in città furiosamente per “fare pulizia”, oppure si tratta di una coltre opprimente e soffocante fatta di fumo, smog e odio? Lo scenario funesto è senz’altro degno di una tipica puntata di “Ken il Guerriero”, cartone animato cult degli anni ’80 che tutti ricordiamo per via di quell’aria che “s’incendiò…e poi…silenzio”.

La “Toy City” delle nostre Furie oltre a comporsi di quei mattoncini LEGO così intramontabili, che continuano a far giocare intere generazioni, presenta ben in primo piano il logo della band: una stella nera inserita in un cerchio e un paio di mazze da baseball nere che si incrociano dietro di essa. Subito sotto compare a grandi lettere il nome del gruppo e inevitabile è il collegamento al film del 1979 “The warriors – I guerrieri della notte”, dove tra le svariate gang che si affrontano per le strade di New York, i “Baseball Furies” (le furie del baseball) sono una delle più importanti. Nel film le bande si fanno la guerra per avere il controllo dei quartieri della Grande Mela e per rieleggere un leader, dato che quello in carico è stato assassinato a tradimento.

Detto ciò, l’accostamento stella nera e mazze da baseball potrebbe richiamare alla mente il simbolo di qualche tifoseria ultrà, sempre pronta a “picchiare duro”, ma la scelta artistica delle Furie non è così scontata: la “Stella Nera” è infatti una bellissima pietra asiatica che si dice abbia il potere di attrarre le forze positive, scacciando così quelle negative.
Il logo della band si trasforma allora in una sorta di amuleto portafortuna, la cui magia viene costantemente rinnovata dagli accattivanti assoli di chitarra di Will Dogboy e dai cori spensierati (molto glam) di Dr Nikk e Mr Teko.

I Black Star Furies protetti dalla loro Stella Nera, scendono in strada più agguerriti che mai, armati dello strumento più nobile con cui “dichiarare guerra” all’ignoranza, alla violenza e all’indifferenza: la musica. Per le strade di Toy City ecco riecheggiare una sola promessa: “One day, I swore, I’ll take this town!”.

by ^°^ Viva Kudlak ^°^

domenica 17 febbraio 2013

"Magica Speranza"


La Bellezza è perduta,
quasi pare una sconosciuta.

Ma non avere nostalgia...
ritroverai la tua Magia!

In questo mondo che
fa il bello e il brutto di te,
sii la bacchetta dei tuoi desideri.

Solo così spariranno i cupi pensieri!

^°^ ViVa Kudlak ^°^

martedì 12 febbraio 2013

Vengeance - Crystal Eye


L’occhio ha sempre suscitato nell’uomo un’idea di mistero, di divino e le antiche civiltà ce l’hanno dimostrato: basti pensare alle divinità egizie e subito ricordiamo “l’occhio di Ra”, ovvero la rappresentazione classica del “Dio Sole che sorge”, creatore dell’universo. Se invece pensiamo alla mitologia greca ecco che ci appare il Ciclope Polifemo, enorme e terrificante con il suo unico occhio, prima che Ulisse lo ferisca accecandolo. Riavvicinandoci ai giorni nostri l’occhio che ci viene subito in mente (ahimè ndr) è quello impiccione e virtuale del “Grande Fratello”, reality di dubbia utilità che ha visto i natali in Olanda, oppure, restando sempre nei Paesi Bassi, preferiamo pensare al “Crystal Eye” (occhio di cristallo) degli olandesi Vengeance!

Soggetto dominante della copertina del disco è infatti un occhio, o meglio un’immagine che ci pare tale e che a prima vista somiglia molto all’obiettivo di una fotocamera…la quale che cos’è se non un occhio di cristallo? Un occhio freddo che tutto può documentare e immortalare, fotografando ad esempio la carriera di una band e nel caso dei Vengeance, 30 anni sono un bel traguardo! Ma se guardiamo meglio nell’obiettivo disegnato da Jan Somers (ebbene sì, l’artwork così come le illustrazioni del libretto sono opera del talentuoso e compianto chitarrista) notiamo una nave in mare aperto ed ecco che l’occhio di cristallo si trasforma nella lente di un cannocchiale.

Forse Somers si è lasciato prendere da un momento di nostalgico patriottismo, omaggiando la sua Olanda che nel corso del XVII sec. è stata una forte potenza, detentrice di un vasto impero coloniale e capace di far impallidire la potenza marittima inglese. Oppure più probabilmente con quella nave ha voluto simboleggiare “il viaggio”, inteso sia come esperienza musicale dei Vengeance, sia come la vita in sé di ciascuno di essi, i quali nel corso della trentennale carriera hanno di sicuro vissuto bei momenti, ma anche affrontato delle tempeste. Ultima tempesta tra tutte è stata proprio la prematura scomparsa di Somers, che attraverso questo art work dai colori arcobaleno (quasi come in un sogno ad occhi aperti) immaginava ancora i Vengeance sulla “cresta dell’onda”, pronti a “solcare nuovi mari” (un tour di supporto al disco ha infatti seguito la pubblicazione), rimandando “l’attracco al porto” chissà a quando…

Invece la morte ci sorprende e i nostri occhi diventano vitrei davvero. Così rabbrividiamo al significato che inevitabilmente assume la copertina di Crystal Eye, quasi come se Somers avesse avuto una premonizione sul suo “viaggio” che stava per interrompersi. Noi però vogliamo immaginare che ora stia vigilando con un cannocchiale la promettente carriera di suo figlio Timo (che appare come guest star nel disco), oltre a non perdere di vista quella dei suoi compagni…come un bravo capitano!

by ^°ViVa Kudlak ^°^


martedì 5 febbraio 2013

"Senza Musa"




Vorrei scrivere,
ma i pensieri si fanno desiderare.
Eppure il foglio si sta riempiendo di lettere...

Ispirazione, che variabile dispettosa!
Tu non vai mai forzata.
Banalità è la sorella a cui sei più legata...

 
^°^ ViVa Kudlak ^°^

martedì 29 gennaio 2013

Skid Row - "Slave to the grind"


Gli Skid Row con il loro secondo album “Slave to the grind” passano a sonorità decisamente più pesanti rispetto al lavoro precedente e anche i testi delle canzoni sono più complessi. Sebastian Bach & soci intendono infatti criticare la società che li circonda, senza fare distinzioni e il punto di partenza di questa critica è senz’altro la copertina dell’album.

Ma attenzione… l’immagine prosegue all’interno del libretto, quasi a formare un trittico! Ed è soltanto aprendolo tutto che scopriamo per intero il murales dipinto da David Bierk (niente meno che il padre di Sebastian Bach!). Quindi prendete il vostro “booklet”, apritelo e distendetelo davanti a voi!

Sebbene molti personaggi indossino indumenti “moderni” o abbiano con sé oggetti del XX secolo, la scena è ambientata nel Medioevo e si rifà al quadro del Caravaggio “Seppellimento di Santa Lucia” (1608), ma le differenze tra le due opere sono notevoli e fondamentali.


Caravaggio - "Seppellimento di Santa Lucia" (1608 d.C.)
Innanzitutto in “Slave to the grind” il personaggio per cui i becchini stanno scavando la fossa non è ancora morto; il Caravaggio invece dipinge il cadavere della Santa a cui è stata tagliata la gola. Questa decisione di Bierk simboleggia forse la possibilità che ha l’essere umano di “prendere in mano per tempo le redini della sua vita”, di non cadere (o rimanere) nella condizione di “schiavo” ma di diventare, al contrario, “il re del mondo”. Dove per “mondo” s’intende la vita di ciascuno di noi con tutti i suoi progetti e non necessariamente l’arricchirsi e il comandare gli altri. Insomma il riscatto personale è possibile ed è fattibile in qualsiasi momento!
Al contrario, la scelta di Bierk può anche simboleggiare “il tirare le somme” di una persona prossima alla morte, la quale, facendo il resoconto della sua vita, si accorge di avere dei rimpianti. Ormai però è troppo tardi perché la fossa è già pronta…La morte quindi è l’unico vero ostacolo.

A questo proposito in “Slave to the grind” notiamo un personaggio che sbuca dietro la schiena del non-ancora-morto, figura invece assente nel “Seppellimento di Santa Lucia”. Si tratta di un aiutante o di qualcuno che vuole spingerlo nella fossa? Probabilmente simboleggia il ruolo della nostra coscienza nei casi descritti in precedenza.

"Slave to the grind" - copertina frontale + pagina sinistra
Un’altra differenza è l’enorme folla che Bierk aggiunge alla scena, visibile soltanto aprendo per intero il libretto dell’album (come vi avevo suggerito all’inizio!).
La gente arriva da ogni dove e il cupo paesaggio contribuisce ad aumentare il senso di inquietudine. Nel serpentone che si snoda attorno ai protagonisti, potrebbero esserci semplici “spettatori” in processione per vedere chi è il malcapitato di turno, come quando nei secoli scorsi il popolo (nobiltà compresa) scendeva in piazza per assistere all’esecuzione del condannato a morte. Derisione, insulti e giudizi divampavano, quasi volessero sostituirsi alla sentenza del tribunale dell’Inquisizione stesso, che aveva già deciso di “mandare all’inferno il peccatore”.

Tuttavia può anche darsi che Bierk utilizzi la folla per comunicarci un semplice concetto e una verità indiscutibile: quelle persone non sono altro che i futuri ospiti di quella fossa! Sono davvero tanti e tutti in fila ad aspettare il proprio turno perché alla fine questa condizione accomuna tutti quanti (uomini e donne, bambini e adulti e persino il presidente degli Stati Uniti Kennedy…l’avete individuato???). Ognuno di noi infatti in questa vita è schiavo di qualcosa (o di qualcuno) che potrebbe comprometterci e ostacolarci. Ucciderci.

"Slave to the grind" - copertina pagina destra
Bierk inserisce così nella scena diversi oggetti che simboleggiano delle schiavitù: alcune sono “moderne” come il cellulare e la televisione, altre sono “sempreverdi” come la bottiglia di alcool e il sesso (personificato dalla ragazza vestita con bikini e stivali di pelle, alla destra della scena principale...quella l'avevate notata subito, vero?).

Ma è soprattutto la routine di ogni giorno a renderci schiavi con i suoi orari da rispettare e il lavoro da fare. L’unico personaggio che sembra non essere inghiottito da questa folla è il ragazzino alla finestra (lo trovate alla sinistra della scena principale) che pare preoccupato per il malcapitato di turno, come se stesse battendo le mani sul vetro per chiamarlo, ridestarlo. Nella stanza dietro di lui il cielo è azzurro e c’è un prato verde, quindi potremmo ipotizzare che quel ragazzino stia personificando i sogni e i progetti che tutti noi custodiamo e  che dovrebbero sempre riempirci di speranza, determinazione e voglia di agire.

Questa copertina e il libretto intero trasudano quindi di una cruda realtà e non a caso gli Skid Row chiudono l’album con un quesito: “is it all just wasted time?”
Di certo l’ascolto di “Slave to the grind” è tutto tranne che una perdita di tempo….

by ^°^ ViVa Kudlak ^°^

venerdì 25 gennaio 2013

"Dolce Notte"



Solo la Notte possiede l'infinito,
ma di fatto non lo è!
Che amara illusione...

Forse è per questo che auguriamo
una "dolce Notte"
a chi vogliamo bene.

^°^ ViVa Kudlak ^°^

mercoledì 23 gennaio 2013

"Distrazione"


Eterna dannazione,
magra consolazione...
forza, andiamo in stazione!
Ci aspetta un treno
senza destinazione!

^°^ViVa Kudlak^°^

martedì 22 gennaio 2013

Requiem - "Eterna Dannazione"





Nel nero della notte ecco levarsi in cielo una stella, una mezzaluna e un corvo. Ecco la Trinità notturna unirsi in silenzio, dando vita così al logo dei Requiem. Ed ecco che tutto ad un tratto, la stella più luminosa diventa la croce a cui viene appeso il corvo dalle lunghe ali d’angelo…è forse un sacrificio il suo? La mezzaluna come una corona sulla sua testa, lo elegge messaggero indiscusso dei defunti. Luce e ombra si fondono in una cosa sola e i teschi umani si confondono nelle sue zampe. Ma lui messaggero lo è sempre stato: nella Bibbia Noè lo scelse per verificare se le acque si fossero ritirate dopo il diluvio universale; il corvo continuò ad andare e tornare finché le acque non si prosciugarono. A differenza del diluvio, le nere acque della nostra morte non si ritireranno, ma ci inghiottiranno in un’ ”Eterna Dannazione”. Solo che di tanto in tanto, verrà il corvo ad augurarci un po’ di riposo, gracchiando il suo requiem: “Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.”

by ^°^ViVa Kudlak^°^

domenica 20 gennaio 2013

Tesla - "The Great Radio Controversy"


Vista così potrebbe sembrare la copertina di un qualche sussidiario di scienze che usavamo a scuola. Invece quel bambino tutto intento ad armeggiare con un telegrafo è il protagonista della copertina di “The Great Radio Controversy”, secondo e straordinario album dei Tesla. Il discorso scientifico tuttavia non è così lontano perché la band prende il nome proprio da un importante fisico e ingegnere statunitense, di origine slava: Nikola Tesla. Quello che i sussidiari non dicono (e nemmeno alcune enciclopedie ndr) è che Nikola Tesla assieme a Guglielmo Marconi fu protagonista dell’accesa controversia che nacque negli Stati Uniti d’America negli anni ’40 per stabilire chi dei due fosse l’inventore della radio. “The Great Radio Controversy” così venne chiamata la disputa, si concluse nel 1943 quando la Corte Suprema degli Stati Uniti sancì la paternità del brevetto a Nikola Tesla; sentenza che tuttavia non è ancora universalmente riconosciuta. Marconi il 12 dicembre 1901 trasmise il primo segnale oltreoceano e l’evento gli fece guadagnare il pieno credito dell’operazione, nonostante lo stesso Tesla dichiarò: “Marconi è un bravo ragazzo. Lasciatelo continuare. Sta usando 17 dei miei brevetti.”
Se consideriamo poi che la sentenza della Corte Suprema non pervenne mai a Tesla in quanto egli morì in solitudine 5 mesi prima, questo album è un chiaro omaggio della band alla memoria dello scienziato, per rendergli onore e non farlo cadere nell’oblio dell’ignoranza. Tornando al nostro fanciullo in copertina, quale miglior similitudine se non quella tra bambino e scienziato? Entrambi sono curiosi, vogliono sperimentare e hanno bisogno di conoscere. Sono spinti da un interesse puro e istintivo che non dovrebbe mai spegnersi in nessuno di noi. Le onde gialle concentriche che si propagano dalla cuffia intendono forse simboleggiare la musica dei Tesla che grazie alla radio si può propagare e diffondere; oppure identificano la vivace attività del cervello del bambino, concentrato e rapito davanti a quel bizzarro marchingegno. Un vortice di energia insomma che viene immortalato quasi come un fermo immagine degli anni ’50, grazie al colore “seppia” dei disegni. Come una vecchia cartolina che sarebbe ingiusto reputare obsoleta, ma piuttosto intramontabile perché ci dev’essere sempre un po’ di quel bambino curioso in ognuno di noi. 

by ^°^ViVa Kudlak^°^

sabato 19 gennaio 2013

Non solo "copertine"!




Ecco un sabato sera casalinguo (ahah) e innevato che mi fa tornare alla mente una filastrocca che scrissi un anno fa, proprio ispirata dalla neve! Si chiama.....

FIOCCA
Se quando fiocca
è meglio la gnocca,
portatela in una rocca
e sotto a chi tocca!

Riempitele la bocca
con un'albicocca,
sfioratele una ciocca
con la vostra nocca...

Ma non datele della sciocca,
non è una povera allocca!

E' soltanto una bella cocca,
insolita musa di una filastrocca!

by ^°^ ViVa Kudlak ^°^

Schysma - "Imperfect Dichotomy"

Correva l’anno 1054 d.C. quando si verificò lo scisma d’Oriente, ovvero la separazione tra la Chiesa Ortodossa Orientale e la Chiesa Cattolica Romana. In seguito, dopo ben 958 anni, ecco che un gruppo di ragazzi lombardi dà origine a un altro “scisma”, questa volta di tipo musicale. In realtà detto così pare un controsenso, perché il 2012 ha visto infatti l’unione ufficiale di questa band, ma “la divisione” sta all’interno del gruppo perché i suoi musicisti conservano stili e influenze diverse.
La copertina del loro demo d’esordio “Imperfect Dichotomy” ci suggerisce l’idea di quel costante scisma che caratterizza ogni aspetto della vita dell’uomo, primo tra tutti quello eterno tra “bene” e “male”. Un’ampolla di vetro custodisce al suo interno un bocciolo di rosa rossa che sembra tramutarsi in una goccia di sangue. Quel “guscio protettivo” che è la famiglia ha quindi fallito nel suo intento, perché la bellezza di una nuova vita si scontra sempre con la durezza della realtà; la freschezza della gioventù viene contaminata dal marcio di quel mondo adulto fin troppo corrotto. Il dolce profumo dei progetti, dei sogni viene soffocato dall’ipocrisia che quasi sempre prende il sopravvento, poiché dettata dall’istinto di sopravvivenza dell’uomo. Per questi (e altri) motivi i petali della rosa sanguinano e l’ampolla si trasforma in una grande lacrima che avvolge in un abbraccio la goccia di sangue.
 Anche in questo caso il dualismo non manca perché una lacrima, di qualsiasi natura essa sia, racchiude in sé del sangue. Nella lacrima di gioia “il sangue” coincide con la fatica, i sacrifici, le scelte difficili che hanno portato al raggiungimento dell’obiettivo. Una lacrima di dolore invece contiene sangue perché le sofferenze, sebbene vengano elaborate dal cervello, trafiggono inevitabilmente il nostro cuore, che sfoga il suo dispiacere tingendo le lacrime di rosso.
L’immagine scelta dagli Schysma per la copertina è essenziale, di pochi colori e forse di difficile intuizione, ma ci bisbiglia la seguente riflessione: la vita è un fiore che sempre deve profumare d’amore, anche quando rischia di appassire sotto una pioggia di dolore.
by ^°^ViVa Kudlak^°^


venerdì 18 gennaio 2013

Vinnie Vincent - "Invasion"

Vinnie Vincent, meglio conosciuto come “Ankh Warrior” per la sua breve ma significativa militanza nei KISS, fonda i Vinnie Vincent Invasion che nel 1986 pubblicano il disco omonimo. Un’invasione hair metal che preannuncia l’intento del chitarrista sin dall’artwork della copertina: un’astronave in fase di atterraggio è pronta ad invadere una città, di cui spiccano dei grandi palazzi. Il corpo stesso dell’astronave è a forma di “V” (come le iniziali di Vinnie Vincent) ed è rappresentata mentre sta per agganciarsi e incastrarsi perfettamente tra gli edifici. Anche la scelta di colori molto cupi suggerisce il clima di devastazione e sciagura tipico di un’invasione e richiama alla mente i film di fantascienza che tanto hanno spopolato proprio negli anni ’80 (come non citare la saga di Guerre Stellari o l’acclamato Terminator). Inclusi tra questi colori ci sono anche il bianco, il rosso e il blu pronti a simboleggiare forse i colori della bandiera a stelle e strisce USA. Il nostro Vinnie è come se volesse annunciare ai rocker americani la sua imminente invasione, che porterà a termine sebbene non faccia più parte di quella “rock machine” che erano (e sono tutt’ora) i KISS. Anche perché ricordiamoci che l’indiscutibile talento del “Guerriero Ankh” permise ai KISS di riemergere e di fatto rinascere...Insomma il grido di Mr Vincent è chiaro: “ I want you in the VVI army!” 
by ^°^ViVa Kudlak^°^

Una "copertina" è sempre benvenuta!

Benvenuti nel mio blog! A breve caricherò le prime recensioni di copertine che ho scritto fin'ora ...mi piace scrivere degli artisti che ascolto principalmente (hard rock - heavy metal - glam) e che godono già di fama internazionale, ma....adoro anche scoprire e scrivere di nuovi artisti emergenti! ;) Credo che sia riduttivo considerare solo l'aspetto musicale di un album perchè anche la copertina fa parte del lavoro ed è la prima cosa che richiama la nostra attenzione! Quindi....se anche a voi stuzzica l'idea di conoscere qualcosa di più sul vostro gruppo preferito o avete voi stessi un gruppo e volete una recensione un pò diversa dal solito, contattatemi!!!!
^°^ViVa Kudlak^°^